martedì 1 dicembre 2009

Until The Time Is Through cap 9!!

Buonpomeriggio Twilighters!


Oggi, come ogni martedì, vi posto il nono capitolo di Until The Time Is Through. Non mi dilungo, voglio solo raccomandarvi di dire cosa ne pensate nei commenti.. e adesso,buona lettura!!



Un giorno. Nessun segno di lei. Ero stato fuori tutto il giorno a vegliare sul viale, sperando di vederla arrivare. Non venne, e io rinunciai solo a tarda sera, quando il freddo mi impedii di restare ancora fuori. A cena, io e mia madre sedemmo silenziosi, fino a che non mi obbligò a raccontarle bene cos’era successo a casa Hart. Inizialmente sembrò stringere i pugni. Poi, allentò la presa, e forse era riuscita a capire la mia situazione.
Adesso girava per la stanza, e mi guardava con aria apprensiva, le mani congiunte all’altezza della vita. Mi misi a fissare un punto nel vuoto, e tutto divenne sfocato.
“Edward”, sentii chiamarmi da dietro. Mi fissava, quasi alle lacrime. Con un cenno del capo, mi fece segno di seguirla in cucina, e io mi dovetti adattare al suo passo lento e stanco. A testa bassa, mi precedette, prima di sedersi a capotavola. Presi posto accanto a lei, cercando di non guardarla. Non volevo vedere di nuovo la sua espressione dolorante, sempre uguale da giorni, ormai.
A sorpresa, mi prese le mani, ruvide e gelide. Non stava bene. Le sfregai contro le mie, tentando di riscaldargliele. Sentivo il suo sguardo su di me, che studiava ogni mia piccola mossa. Alzai il viso, e fui travolto dall’immagine che mi trovai davanti. Sembrava molto più vecchia di quanto era, e le rughe di preoccupazione le solcavano pesantemente il viso. La bocca sottile e poco carnosa le tremava spasmodicamente. Sembrava una bambina molto cresciuta che fa i capricci.
“Edward, cosa dobbiamo fare?? Tra poco ti verranno a prendere, e io resterò sola”, balbettò.
“Non so cosa fare, non so come lasciare tutto così. Ma non so neanche come evitarlo. Se non andrò io, mi prenderanno con la forza”, le risposi, socchiudendo gli occhi. Mi sentivo a disagio perché aveva sempre evitato l’argomento, o lo aveva trattato con indifferenza. Era diverso, per me, vederla così triste ed indifesa in quel momento. Probabilmente non era mai stata pronta per l’argomento, e ora si era vista costretta, visto che i tempi correvano veloci.
“Domani andremo a parlare con David. Te lo ricordi? L’amico di tuo padre, nell’esercito”, balbettò. Appena nominò mio padre, ebbe un evidente fitta al petto, segno che ancora invadeva i suoi pensieri.
“E in che modo potrebbe aiutarmi lui??” chiesi. Con la fortuna che mi ritrovavo, se fossi andato in caserma prima, mi avrebbero arruolato in anticipo.
“Gli chiederemo dei rinvii, per temporeggiare. Se saremo fortunati” e mi strinse forte la mano”la Guerra finirà”.
“Da quando non sentite questo Mr. David??”
“Anni, ormai. Da quando tuo padre se n’è andato”, rispose, più sicura rispetto a prima.
“Tentar non nuoce” sussurrai, più a me stesso che a lei, e la lasciai in cucina da sola.

Al prossimo martedì!

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