Buongiornooo Twilighters!!!
"I Cullen non vengono quì", vi ricorda niente questa frase?? Ebbene si, oggi nella nostra rubrica del martedì Pioggia di Parole, ripercorriamo insieme la gita a La Push di Bella, gita che come sappiamo grazie a Jacob, di cui ripecorreremo anche la prima presentazione per tutte le amanti del lupacchiotto, e ai suoi racconti del terrore rappresenta per Bella un passo in più nella scoperta del mistero del'enigmatico Edward Cullen..."sono loro quei freddi"!
Ma ora spazio alla storia....
Morsetti
Chiara!
"I Cullen non vengono quì", vi ricorda niente questa frase?? Ebbene si, oggi nella nostra rubrica del martedì Pioggia di Parole, ripercorriamo insieme la gita a La Push di Bella, gita che come sappiamo grazie a Jacob, di cui ripecorreremo anche la prima presentazione per tutte le amanti del lupacchiotto, e ai suoi racconti del terrore rappresenta per Bella un passo in più nella scoperta del mistero del'enigmatico Edward Cullen..."sono loro quei freddi"!
Ma ora spazio alla storia....
Morsetti
Chiara!

Il gruppo si era radunato di fronte all’auto di Mike. <>, disse, allegro. <>.
<>, risposi io.
La Push distava soltanto una ventina di chilometri da Forks.
Imboccammo il sentiero per la spiaggia, con Mike che ci guidava verso un gruppo di tronchi disposti in cerchio che ovviamente erano già stati usati per un’altra scampagnata come la nostra. Dopo mezz’ora di chiacchiere, alcuni proposero di avventurarci fino alle pozze. Il percorso non era molto lungo, l’unica cosa fastidiosa era che il bosco nascondeva l’azzurro del cielo. Tornato a First Beach, la comitiva che avevamo lasciato alla spiaggia si era moltiplicata. Più ci avvicinavamo, più riuscivamo a distinguere i capelli lisci, neri e dritti e la carnagione bronzea dei nuovi arrivati: erano i ragazzi della riserva venuti a fare amicizia. Eric ci presentava mano a mano che entravamo all’interno del cerchio di tronchi. Io e Angela arrivammo per ultime, e non appena Eric annunciò i nostri nome mi accorsi dell’occhiata interessata di un ragazzo più giovane. Un altro ragazzo, che sembrava il più anziano dei visitatori, ci snocciolava i nomi dei suoi sette compagni. Memorizzai soltanto che anche una delle altre ragazze si chiamava Jessica e il nome del ragazzo che si era accorto di me, Jacob. Dopo lo spuntino, i ragazzi iniziarono a passeggiare a gruppi di due o tre. Angela si unì alla spedizione che andava verso le pozze e pochi minuti dopo Jacob si fece avanti e si sedette di fianco a me. Dimostrava quattordici anni, forse quindici, e aveva i capelli lunghi, neri e lucidi, stretti con un elastico alla base della nuca. La sua pelle era bellissima, vellutata e colo ruggine, gli occhi scuri, incastonati sopra gli zigomi sporgenti. Solo il mento ancora un po’ rotondo gli dava un’aria infantile. Nel complesso, aveva un viso molto bello. Malgradi ciò, l’opinione positiva che mi aveva suggerito a prima vista svanì non appena aprì bocca.
<>.
Mi sembrava di essere tornata al primo giorno di scuole.
<>, sospirai.
<>. Mi offrì la mano con aria amichevole. <>.
<>, dissi, sollevata, stringendogli la mano, <>.
<>.
Sfoderò un sorriso luminoso, rivolgendomi uno sguardo di apprezzamento che stavo imparando a riconoscere. Anche qualcun altro se ne accorse.
<>, chiese Lauren-con un tono di voce che mi sembrò insolente-dall’altra parte del falò. <>, disse divertito, senza smettere di sorridere.
<>, insistette lei, fissandomi bene negli occhi, <>
<>, chiese il ragazzo più grande e alto prima che potessi rispondere io, con grande irritazione di Lauren.
<>, chiese la smorfiosa, voltandosi parzialmente verso di lui.
<>, rispose lui con un tono che voleva chiudere il discorso, ignorando la domanda.
Avevo ancora in testa quel commento fugace sui Cullen, e di colpo trovai l’ispirazione. <>, chiesi, cercandodi imitare il modo che aveva Edward di guardare in su di sottecchi. L’effetto non era proprio identico, ovviamente, ma Jacob non si fece pregare e scattò in piedi. <>, disse serio. <<>>.
<>. Parlavo al plurale di proposito, per chiarirgli che preferivo lui.
<>,
<>, chiesi con aria innocente.
<>
<>.
Tornò a guardarmi, mordendosi un labbro. <>.
<>. Cercai di sorridere in modo seducente, chiedendomi se non stessi esagerando un po’.
Lui comunque ricambiò il sorriso, evidentemente stavo facendo colpo. <>, chiese con fare minaccioso.
<>, risposi, sforzandomi di colpirlo con il mio entusiasmo.
Jacob fece qualche passo, avvicinandosi a un tronco da cui spuntavano radici simili alle zampe sottili di un enorme ragno pallido. Si adagiò su una di quelle radici ritorte, e io mi accomodai al centro del fusto.
<>.
<>, ammisi.
<>. Sorrise, per dimostrarmi la sua scarsa fiducia in quei racconti. <<>>. La sua voce si fece più flebile.
<>. Alzò gli occhi al cielo.
<>.
<>.
<>. Mi strizzò l’occhio.
<>. Cercavo di capirci qualcosa, senza lasciar trapelare quanto la sua storia fosse seria per me.
<>
<>.
<>.
Cercai di nascondere il turbamento. <>.
<>. Fece una pausa enfatica. <>.
Probabilmente pensò che l’espressione di paura sul mio viso avesse a che fare soltanto con il racconto. Sorrise soddisfatto e proseguì.
<>.
Si sforzò di non sorridere.
<>, riuscii infine a chiedere. <>.
Sorrise beffardo.
<>, rispose, con una voce che metteva i brividi. <>.
Dopo quella fase rivolsi lo sguardo alla schiuma grezza delle onde, incapace di controllare la mia espressione.
<>, dille lui, ridacchiando
<
La Push distava soltanto una ventina di chilometri da Forks.
Imboccammo il sentiero per la spiaggia, con Mike che ci guidava verso un gruppo di tronchi disposti in cerchio che ovviamente erano già stati usati per un’altra scampagnata come la nostra. Dopo mezz’ora di chiacchiere, alcuni proposero di avventurarci fino alle pozze. Il percorso non era molto lungo, l’unica cosa fastidiosa era che il bosco nascondeva l’azzurro del cielo. Tornato a First Beach, la comitiva che avevamo lasciato alla spiaggia si era moltiplicata. Più ci avvicinavamo, più riuscivamo a distinguere i capelli lisci, neri e dritti e la carnagione bronzea dei nuovi arrivati: erano i ragazzi della riserva venuti a fare amicizia. Eric ci presentava mano a mano che entravamo all’interno del cerchio di tronchi. Io e Angela arrivammo per ultime, e non appena Eric annunciò i nostri nome mi accorsi dell’occhiata interessata di un ragazzo più giovane. Un altro ragazzo, che sembrava il più anziano dei visitatori, ci snocciolava i nomi dei suoi sette compagni. Memorizzai soltanto che anche una delle altre ragazze si chiamava Jessica e il nome del ragazzo che si era accorto di me, Jacob. Dopo lo spuntino, i ragazzi iniziarono a passeggiare a gruppi di due o tre. Angela si unì alla spedizione che andava verso le pozze e pochi minuti dopo Jacob si fece avanti e si sedette di fianco a me. Dimostrava quattordici anni, forse quindici, e aveva i capelli lunghi, neri e lucidi, stretti con un elastico alla base della nuca. La sua pelle era bellissima, vellutata e colo ruggine, gli occhi scuri, incastonati sopra gli zigomi sporgenti. Solo il mento ancora un po’ rotondo gli dava un’aria infantile. Nel complesso, aveva un viso molto bello. Malgradi ciò, l’opinione positiva che mi aveva suggerito a prima vista svanì non appena aprì bocca.
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Mi sembrava di essere tornata al primo giorno di scuole.
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Sfoderò un sorriso luminoso, rivolgendomi uno sguardo di apprezzamento che stavo imparando a riconoscere. Anche qualcun altro se ne accorse.
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<>, rispose lui con un tono che voleva chiudere il discorso, ignorando la domanda.
Avevo ancora in testa quel commento fugace sui Cullen, e di colpo trovai l’ispirazione. <
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Tornò a guardarmi, mordendosi un labbro. <
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Lui comunque ricambiò il sorriso, evidentemente stavo facendo colpo. <
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Jacob fece qualche passo, avvicinandosi a un tronco da cui spuntavano radici simili alle zampe sottili di un enorme ragno pallido. Si adagiò su una di quelle radici ritorte, e io mi accomodai al centro del fusto.
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<>. Sorrise, per dimostrarmi la sua scarsa fiducia in quei racconti. <<>>. La sua voce si fece più flebile.
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Cercai di nascondere il turbamento. <
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Probabilmente pensò che l’espressione di paura sul mio viso avesse a che fare soltanto con il racconto. Sorrise soddisfatto e proseguì.
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Si sforzò di non sorridere.
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Sorrise beffardo.
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Dopo quella fase rivolsi lo sguardo alla schiuma grezza delle onde, incapace di controllare la mia espressione.
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