Buon inizio di settimana!
Il primo lunedì del mese ci ricorda il nostro appuntamento con "Intervista col vampiro", la rubrica in cui conosciamo meglio i personaggi della saga.
Indovinate un pò a chi tocca oggi?
Enjoy!

Bentrovati ancora una volta con le nostre interviste. Quest’oggi è un’occasione davvero particolare, visto che abbiamo ben due ospiti!
Oggi l’intervista è alle colonne della famiglia Cullen. Accogliamo tra noi il Dottor Cullen e sua moglie Esme.
Buonasera. Grazie per essere qui con noi.
Carlisle: Buonasera a voi! Grazie per il caloroso benvenuto, a nome mio e di mia moglie.
Esme: Si, grazie. Speriamo di non annoiarvi con le nostre storie.
1. Allora possiamo cominciare…Esme, non sappiamo molto della tua vita da giovane, ce ne vuoi parlare? Sei stata sposata, non è così?
Il mio era stato un matrimonio combinato dai miei genitori. Non amavo l’uomo che sposai, ma ero disposta a provarci. Volevo fortemente innamorarmi di qualcuno ma nessuno poteva competere con l’uomo che avevo incontrato all’età di 16 anni. Esattamente, nel 1911, mi ruppi una gamba cadendo da un albero. La mia famiglia viveva in una fattoria vicino la città di Columbus. Il dottore del paese non c’era ed era già buio quando raggiungemmo il piccolo ospedale di Columbus. Lì mi curò un certo dott. Cullen, non dimenticai mai quell’esperienza.
Fui l’ultima tra le mie amiche a sposarmi ( all’epoca si sposavano molto giovani). Stavo pensando di trasferirmi a ovest per diventare insegnante ma mio padre non pensava che fosse rispettabile per una donna vivere da sola. Il figlio di un amico di famiglia, un uomo con buone aspettative, voleva sposarmi, e mio padre mi fece pressioni per accettare. Ero indifferente a Charles Evenson ma non completamente contraria. Lo sposai ma presto mi resi conto che era stata una cattiva decisione. In privato Charles era molto diverso da quello che appariva in pubblico, abusava di me. I miei genitori mi consigliarono di essere una brava moglie e stare zitta. Quando Charles fu mandato in guerra fu una grossa consolazione per me, quando tornò indietro fu terrificante.
La gravidanza fu ciò che mi spinse a scappare, non avrei lasciato crescere un bambino in quella casa. Scappai da una cugina di secondo grado che viveva a Milwaukee e poi mi spostai ancora più a nord quando la voce dei miei spostamenti giunse ai miei genitori.
Feci finta di essere una delle tante vedove di guerra e mi inserii facilmente nella società. Insegnai in una scuola di un paesino vicino Ashland. Quando il mio bambino morì di infezione polmonare solo pochi giorni dopo la nascita, non mi rimase più nulla. Non avevo idea che Carlisle stesse lavorando nel piccolo ospedale di Ashland quando decisi di saltare dalla scogliera fuori dalla città. Carlisle, naturalmente, si ricordava di me come la ragazza allegra che aveva visto quando avevo 16 anni e non voleva che morissi.
Quando riaprii gli occhi, mentre soffrivo, e vidi il volto che non ero riuscita a dimenticare per 10 anni anche nel dolore capii che tutto sarebbe andato per il meglio, capivo che non avrei temuto più nulla.
Non mi sconvolse la scoperta di essere un vampiro, certo non compresi subito cosa avrebbe comportato, ma ero con Carlisle, l’uomo dei miei sogni.
Il dolore per mio bambino restò in me, congelato nel mio cuore, per questo assumere un ruolo materno nella famiglia fu la cosa più naturale del mondo.
2. Ora tu Carlisle, vuoi anche tu raccontarci qualcosa della tua vita?
Sono quasi certo di essere nato a Londra, negli anni Quaranta del diciassettesimo secolo. Ero l'unico figlio di un pastore anglicano. Mia madre morì di parto. Mio padre era un uomo intollerante. Quando i protestanti presero il potere, fu molto attivo nella persecuzione dei cattolici e dei seguaci di altre religioni. Credeva anche molto nell'esistenza delle incarnazioni del male, guidava le cacce alle streghe, ai licantropi... e ai vampiri. Diventato anziano, mio padre cedette il ruolo di guida dei cacciatori a me, suo figlio devoto. Sulle prime, fui una delusione, non ero pronto nel condannare, nel vedere demoni dove non ce n'erano. Ma ero testardo. Scoprii un rifugio di veri vampiri che abitavano le fogne della città e uscivano solo di notte per cacciare. Molti vivevano così, in un'epoca in cui i mostri non erano ritenuti soltanto mito e leggenda. La folla raccolse le forche e le torce, ovviamente e attese, nel punto in cui avevo visto che i mostri uscivano. Finché uno di loro non emerse dal sottosuolo. Probabilmente era una creatura antica e sfiancata dalla fame. Iniziò a correre per le strade, ed io guidavo l'inseguimento. La creatura avrebbe potuto agevolmente seminarci, ma era troppo affamata, perciò si voltò e ci attaccò. Si avventò su di me, ma dovette difendersi dal resto della folla. Uccise due uomini, scappò con un terzo e lasciò me a terra, sanguinante. Sapeva quale destino mi avrebbe riservato mio padre. Perciò agii d'istinto, per salvarmi la vita. Strisciai via dal vicolo mentre la folla inseguiva il mostro e la sua vittima. Mi nascosi in una cantina e restai sepolto per tre giorni sotto dei sacchi di patate andate a male. Fu un miracolo se riuscii a rimanere in silenzio, a non farmi scoprire, seppur preda del dolore della trasformazione.
Quando scoprii cos'ero diventato mi ribellai. Cercai di autodistruggermi. Mi gettai da cime altissime, tentai di annegarmi nell'oceano... ma ero all'inizio della mia nuova vita, ero giovane e molto forte. La cosa incredibile è che sia riuscito a evitare di... nutrirmi. Ma ero talmente di¬sgustato da me stesso che trovai la forza per decidere di morire di fame.
Una notte, presso il rifugio dove mi nascondevo passò un branco di cervi. Ero talmente sconvolto dalla sete che li attaccai senza neppure pensarci. Mi rimisi in forze e compresi che esisteva un'alternativa: è così che nacque quella che è la mia, la nostra, filosofia di vita.
Ritrovai me stesso, così cominciai a dedicarmi agli studi. Nuotai fino in Francia e frequentai le università europee. Trovai così la mia vocazione, la mia penitenza, proprio nel salvare vite umane. Mi ci vollero quasi due secoli per affinare l'autocontrollo. Ora sono completamente immune all'odore del sangue umano e posso svolgere il lavoro che amo senza tormento. L'ospedale è per me una pre-ziosa fonte di pace. Il mio lavoro mi piace troppo. I momenti che apprezzo di più sono quelli in cui le mie... doti supplementari mi permettono di salvare pazienti che altrimenti non ce la farebbero. È bello sapere che, grazie a ciò di cui sono capace, e alla mia stessa esistenza, la vita di certe persone è migliore. Persino l'olfatto, a volte, è un utile strumento di diagnosi.
Ciò che mi auguro è che anche per noi questa vita abbia un senso. Certo, forse pretendo troppo, in fondo, siamo già dannati. Ma la mia illusione, forse assurda, è che, se proviamo a fare del nostro meglio, ci verrà riconosciuto.
3. Carlisle, Esme, voi ormai state insieme da ottantenni. Volete dirci qualcosa in più sul vostro rapporto.
Carlisle: Dopo aver trasformato Edward non credevo che avrei sentito il bisogno di trasformare altri, già ero in dubbio se la mia scelta con lui fosse stata giusta. Ma incontrare Esme ha cambiato le mie prospettive. Non potevo lasciarla morire, non dopo che avevo visto come a 16 anni la sua gioia di vivere la rendesse assolutamente una delle creature più meravigliose di questo pianeta. A quell’epoca non potevo permettervi di avere altri pensieri. 10 anni dopo, vederla morente, a seguito di vicende tanto terribili, mi avrebbe spezzato il cuore. Trovare la forza di trasformarla, è stato semplice, perché in quel momento era la cosa più giusta, e non solo perché era il mio cuore a guidare i miei gesti. Capivo quanto grande era l’amore che il suo cuore conteneva e ancora di più avrebbe contenuto una volta trasformata. Ne sentivo già l’eco nel mio cuore, anche se morto da più di un secolo.
Esme: Oh caro…come avrei potuto dimenticare il tuo volto dopo il nostro primo incontro, ma non potevo credere che potessi far parte della mia vita. Invece il cielo ha voluto così, e il mio amore per te, per la nostra famiglia continua a colmarmi di gioia, una gioia profonda che mi fa apprezzare la vita che hai costruito per noi e la fortuna nel vedere tutto questo amore ricambiato non fa che farla aumentare ancora.
4. Carlisle, perchè hai creato altri vampiri?
Carlisle: La fede è parte della scelta –se non credessi che la vita di un vampiro “buono” possa finire con la salvezza, non l’avrei fatto. Ma la ragione fondamentale è stata la solitudine. Sia i vampiri che gli umani possono impazzire nell’isolamento completo. Per i vampiri ci vuole solo più tempo. Trasformare Edward ha funzionato davvero bene per me, il che mi ha portato a cambiare Esme. E quello direi che ha funzionato anche meglio. Il che ha influenzato la mia decisione di cambiare Rosalie.
Ma questa non è andata poi così bene, almeno non per Edward. E non avrei trasformato nessun altro umano se Rosalie non mi avesse implorato per Emmett. Io non sono mai stato così tormentato come Edward sull’idea di Bella vampira proprio per la mia fede.
E poi non ho dubitato mai che la vita di Edward fosse migliore con Bella al suo fianco, soprattutto dopo quello che è successo a Volterra.
Esme: A proposito di questo…In tutti gli anni in cui ho fatto parte della famiglia mi sono sempre preoccupata in modo particolare di Edward, ho sempre temuto che alla sua essenza originale mancasse qualcosa, che fosse troppo gio¬vane quando Carlisle lo ha cambiato...sono stata felicissima quando Bella è entrata nella sua vita, quando ho visto in che modo Edward fosse tornata a vivere, o meglio, ad apprezzare la sua esistenza. Non volevo che continuasse a stare nel suo isolamento. Sono d’accordo anch’io sul fatto che tutto sia migliorato per lui con Bella, seppur nelle difficoltà.
Edward è stato il primo dei miei nuovi figli. L'ho sempre considerato tale, benché per un verso sia più vecchio di me. Per me sono tutti come figli veri. Non potrei mai vincere il mio istinto materno...sono grata a Carlisle per tutto questo.
5. Che ruolo avete avuto quando Edward ha deciso di lasciare Forks e Bella?
Carlisle: Io rispetto le scelte di Edward, lo ritengo un uomo, ha la maturità necessaria a fare della sua vita ciò che ritiene più giusto ed io assolutamente mi fido di lui. Quando ha creduto che la cosa migliore sarebbe stata lasciare Bella, ho voluto avere fiducia, anche se riuscivo a vedere come sarebbe stato difficile. La nostra natura fa sì che i cambiamenti nelle nostre vite siano rari, ma se presenti assolutamente potenti e irreversibili e Bella è stato questo per Edward. Allontanarsi da lei non avrebbe riportato le cose come prima, piuttosto avrebbe comportato sofferenza, perenne e costante, senza via di fuga. Ma ripeto, ho rispettato le scelte di Edward.
Esme: Anch’io ho cercato di rispettare le scelte di Edward, ma vederlo soffrire a quel modo mi ha spezzato il cuore. Ancor più perché si è allontanato dalla famiglia andando via di casa. Il pensiero di lui solo, tanto ferito e afflitto da smettere di vivere. Mi sentivo incapace di consolarlo, impotente dinanzi alle sue pene, ma non potevo aiutarlo in nessun modo. E’stato un periodo orribile. Alice vedeva che le cose si sarebbero risolte, Edward non sarebbe sopravvissuto senza Bella a lungo, ma comunque noi non potevamo fare nulla, la scelta era solo sua.
Bella poi lo ha salvato, è sempre stato così…cara…la persona migliore che potesse esistere per Edward.
6. Come fate a sopravvivere finanziariamente?
Carlisle: Investimenti a lungo termine, eh eh. Inizialmente ho ricevuto un aiuto finanziario dai miei amici italiani e poi ho guadagnato uno stipendio da dottore per tutti quegli anni senza avere normali spese di cui preoccuparmi. Edward ha ereditato molte proprietà dai suoi genitori ( ha fatto finta di essere sopravvissuto per prenderne possesso assieme a suo zio perché voleva le cose di sua madre. Ha ancora la sua casa a Chicago). Tutto è stato investito in modo molto accorto, sia io che Edward ce la caviamo nella gestione delle finanze. E poi è arrivata Alice. Ah ah! Lei adora giocare in borsa.
Esme: Occasionalmente anch’io lavoro, mi occupo di restauro e arredamento, e ogni tanto qualcuno richiede il mio aiuto. Mi fa piacere, è un altro modo per rendere felici le persone. Poi per i membri della famiglia devo dire che lavorare è un diletto ancora maggiore. Ricordo quando abbiamo regalato la casa a Edward e Bella, desideravo farli felici con quel piccolo pensiero, e credo che così sia stato.
Bene Esme, Carlisle, abbiamo concluso! Grazie per il vostro tempo e per averci raccontato qualcosa in più su di voi!
Esme: Oh, è stata un’intervista deliziosa! Grazie a voi!
Carlisle: Grazie a voi, è stato un piacere! Arrivederci.
Ed ecco per concludere un piccolo video con Esme e Carlisle come protagonisti;)
All'anno prossimo con una nuova intervista ;)
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