di cosa si tratterà? sarà un sogno o un incubo?
per scoprirlo non resta che leggerlo!
buona lettura!
La consapevolezza che il buio stesse per svanire aumentava man mano che l’oscurità stessa lasciava il posto prima ad una leggera nebbia, poi ad una fioca luce, quasi palpabile. L’aria sembrava densa, come a riempire tutto intorno il vuoto.
Di sicuro, stavo sognando: come dall’esterno, guardavo dall’alto quella che riconoscevo come una stanza. Pareti e pavimenti ora erano nitidi, la nebbia stava infine andando via. Tutto era bianco e solo un tavolino, una sedia e un lettino facevano da mobilio ad un ambiente più che anonimo.
Nell’angolo c’era qualcosa e non capii che si trattava di una persona finché non vidi il leggero movimento delle spalle dovuto al respiro, debole ma regolare.
Era un essere minuscolo, la testa dai capelli spettinati e neri come la notte, schiacciata sulle spalle, il corpo raggomitolato in un vestito senza forme a piccoli quadretti.
Pensai ad un camice, ad un ospedale.
All’improvviso mi accorsi che potevo sentire. Il suono che attirò la mia attenzione, come destandomi, era un lamento, un piagnucolio lento e costante e capii che proveniva da quel piccolo essere rannicchiato nell’angolo.
Mi sporsi in avanti per raggiungerlo, sentivo che non potevo lasciarlo lì, così indifeso e solo. Non potevo che provare pena per lui, volevo proteggerlo o consolarlo qualunque fosse il motivo del suo pianto.
All’improvviso una folata di vento entrò nella stanza spalancando la porta in un tonfo tremendo. Sembrava che qualcosa si muovesse tanto velocemente che per me era impossibile distinguerne le forme, era come un fantasma. Vedevo un macchia bianca rapida e il vento con lei, trascinare via quell’esserino. Volevo fermarli e capire cosa stesse accadendo, ma di nuovo tutto fu annebbiato.
Come se fosse passata un’eternità ebbi l’impressione di aprire gli occhi.
Mi trovavo in un vicolo sporco di una cittadina sconosciuta in un tempo indefinito.
Vidi di nuovo una macchia bianca, ma stavolta era chiaramente un uomo, aveva un camice bianco, i capelli argentei a coprirgli il capo fino alla nuca.
Pensai come prima ad un ospedale, ad un dottore.
Era chino in avanti e avvicinandomi piano mi accorsi che nascondeva qualcuno. Riconobbi il piagnucolio…allora stava aiutando chi avevo visto prima nella stanza bianca…
Non ebbi il tempo di avvicinarmi abbastanza che il lamento si interruppe e mi immobilizzai. L’aveva guarita o…
Era stato il terrore ad avermi paralizzato. Che cosa stava facendo quell’uomo?
Qualcosa dentro di me scattò. Mi avventai contro di lui, ma fu troppo tardi, era già sparito e nel vicolo non c’era più nessuno.
Mi affettai subito a cercare in ogni angolo del vicolo, ma nulla. Allora corsi in fondo alla stradina e girando l’angolo rimasi sorpresa quando davanti a me si parò un muro di alberi.
Subito mi ritrovai nella foresta stessa e senza toccare terra mi muovevo rapida tra gli alberi. O meglio, i miei occhi seguivano qualcuno spostarsi a gran velocità.
Era piacevole, non terrificante come mi aspettavo, perché non avevo paura di andare a sbattere.
Pervasa da una libertà infinita, sentivo in petto il cuore pronto a scoppiare per l’eccitazione.
Era di certo un vampiro…quale essere umano avrebbe mai potuto correre così?
Anche nel sogno mi rendevo conto di quanto aggraziati e eleganti fossero i suoi movimenti e poi lo riconobbi…era quell’esserino che non facevo che ritrovare nel mio sogno.
Era piccolo come lui e i capelli corti e corvini erano gli stessi, ma non potevo averne la certezza, non conoscevo il suo volto. In più ora aveva una figura slanciata, seppure minuta.
Ero davvero curiosa, volevo avvicinarmi abbastanza per vederne almeno il profilo, ma restai indietro. Avrei voluto gridare per chiamarlo, ma l’urlo mi si spezzò in gola quando lo vidi, anche lui veloce, ma dall’andatura assai più aggressiva, impegnato nell’inseguimento; fu perché lo riconobbi che il panico mi bloccò la voce.
James.
Sapevo benissimo che era un incubo, però non potevo ignorare che quel vampiro fosse letale, un segugio esperto e assetato di sangue!
Correndo quasi parallelamente giungemmo in un grande spiazzo erboso. Capii che non mi vedeva quando passandogli proprio davanti non batté ciglio, aveva occhi solo per lei.
Come avevo fatto a non capire. L’essere minuto che sbucava da ogni angolo del mio sogno era Alice!
“Alice! Alice!” la chiamavo, mentre lei si girava lentamente verso l’assassino che la scrutava.
Sapevo di cosa era capace, ma non potevo fare a meno di avere paura per lei, di fronte a James, gli occhi accesi da desiderio ed ebbrezza.
Quando ancora stavo pensando ad una soluzione sbucò dagli alberi il nostro salvatore: Jasper.
Alice gli si avvicinò dandogli un leggero bacio e poi mi raggiunse.
“Ah! Come la mettiamo adesso?” mi sembrava di gongolare, dritta in faccia al vampiro segugio. “Vedrai ora come lo sistema per bene!” disse Alice rivolgendosi a me e poi, girandosi verso Jasper e alzando appena il tono, aggiunse: “Concialo per le feste!”.
Lui in risposta annuì appena e le fece l’occhiolino sorridendo, mostrando i denti in un ringhio da pelle d’oca voltandosi verso il suo avversario.
Io ed Alice ci ritrovammo a fare un vero e proprio tifo da stadio.
Seguivo con molta attenzione per non lasciarmi sfuggire i particolari, anche se si muovevano rapidi e mi perdevo parecchi attacchi.
Non riuscivamo a stare ferme continuando a incitare Jasper. Avrei anche detto che era divertente, non fosse stato per la situazione piuttosto rischiosa.
Alice lo incoraggiava.“Attento sulla destra! Alla gola così, così!!!”.
“Vai Jasper!!! No, schivalo! Bravo!!!” io facevo lo stesso.
Evidentemente non urlavo e mi sbracciavo solo in sogno. Qualcuno mi strinse per farmi stare ferma e tra un “Forza!” e un “Bravo!” mi svegliai.
Ovviamente non ero sola, ma non mi aspettavo un pubblico così numeroso. Arrossii in risposta a sette paia di occhi curiosi e divertiti che mi fissavano aspettando che riprendessi lucidità.
“Ehm, scusate, stavo facendo un sogno piuttosto realistico” e chinai il capo, nascondendo il viso tra i capelli.
“Sembrava di essere allo stadio! Ahah! Chi stava vincendo? Spero i Mariners, ho scommesso parecchio”. Emmett non perdeva mai occasione per farsi una bella risata.
“Chiedi ad Alice, lei saprà per certo chi vincerà no?” fu la risposta di Edward, mentre ancora io cercavo di scomparire nel divano del salone.
“Che gusto c’è in quel modo? Senza il rischio non mi diverto! Lo so che tu ed Alice amate ricorrere a certi trucchetti” e, in un misto tra una poderosa risata e un colpo di tosse si lasciò sfuggire: “ehm…fifoni…ehm”.
In coro, nemmeno si fossero messi d’accordo, Edward e Alice all’unisono si rivolsero ad Emmett “Ripetilo se hai il coraggio”.
Come reazione il più grosso dei fratelli mise in mostra tutto il suo fisico, gonfiando i muscoli…accidenti, era proprio enorme.
Inaspettatamente si mossero, velocissimi, portandosi fuori casa.
“Non esagerate ragazzi!” fu la raccomandazione di Esme.
Mi precipitai alla porta e scendendo in fretta gli scalini mi accorsi che Alice era in disparte, di fronte agli altri due fratelli in posizione d’attacco.
“Dai che ora ci divertiamo” Alice quasi saltellava sul posto. “Poi è il mio turno Ed!”.L’atmosfera non era certo quella del sogno, adesso proprio tutti si stavano divertendo. Mi preparai a fare di nuovo il tifo, tanto ormai ero un’esperta.
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