mercoledì 21 ottobre 2009

Until The Time Is Through capitolo 4!

Buongiorno twilighters!

Mi scuso infiitamente per non aver pubblicato la mia fanfiction ieri, causa problemi tecnici.

Ve la posto oggi, con l'augurio che piacerà. Non mi resta che augurarvi buona lettura e soprattutto di commentareeee!



“Edward, cosa pensi di fare?”. La voce di mia madre mi risvegliò dal mio turbine di pensieri.
“Riguardo cosa?”, risposi, alzando a malapena lo sguardo verso di lei.
“Gli Hart mi sollecitano a dirti di affrettarti: Isabella ha già avuto molte richieste di matrimonio e, volente o nolente, non potrà tenersi libera per sempre”.
Raggelai.
Si stava tenendo libera? O erano i suoi genitori che volevano la nostra unione? Mia madre mi ignorò per alcuni momenti, e io non le domandai niente. Ma, alla fine, la sua vena pettegola ebbe la meglio sul resto. Si voltò verso di me e, dopo un evidente sbuffo, cominciò a parlare.
“è molto determinata: dice che già sa quello che vuole. Sua madre cerca di farla ragionare, ma la ragazza continua ad essere di una risolutezza snervante”, concluse, con aria irritata. Ovviamente attendeva la mia reazione.
“E potrei sapere, di grazia, cos’è che vuole?”. Il cuore mi batteva all’impazzata. A mille più uno.
“Lei vuole te”.
Dopo quell’affermazione, io mio cuore si fermò. Non so per quanto tempo rimasi a fissare i fornelli arrugginiti della cucina, ma bastò per far andare mia madre fuori dai gangheri. Aspettò più o meno pazientemente che mi riprendessi.
“Cosa?”, domandai infine.
“Quello che hai sentito”, mi rispose lei. Nel contempo, prese la borse e andò verso la porta.
“Dove andate?”.
“Devo andare al mercato con i domestici per decidere cosa preparare stasera per la cena. Ma ti avverto, ti sto dando un ultimatum: hai due giorni per decidere cosa fare e, in caso, fare l’eventuale proposta. Vado, a dopo”.
Si portò la sciarpa al collo, chiuse la porta alle spalle e se ne andò.
Mi ritirai subito nella mia stanza, per riflettere. Preparai la vasca, e mi ci infilai. A volte, un bagno caldo riesce a schiarire le idee e soprattutto a rilassare i muscoli.
Sapevo cosa fare, ovviamente: l’avrei sposata. E lo avrei chiesto nel modo più romantico possibile, in modo che lo ricordasse per il resto dei nostri giorni.
Volevo tenerla vicino a me, stringerla tra le mie braccia. Proprio in quel momento.
Quando uscii dalla vasca, andai subito verso l’armadio. In diciassette anni di vita, quella fu la sola ed unica volta in cui non trovai niente di adatto da mettere.
Alla fine, optai per una camicia grigia e un paio di pantaloni beige con la riga in mezzo. Misi anche un cappello,per evitare di farmi riconoscere dal vicinato a quell’ora della notte.
Feci di tutto per non svegliare mia madre, che nel frattempo era andata a dormire.
Quando fui uscito, le stelle brulicavano nel cielo come fiori in una radura. Infondevano tranquillità. In fondo, ne avevo bisogno molta per quello che stavo per fare.
Appena arrivai a destinazione, mi aggirai attorno alla casa come un ladro. Mi accertai che non mi avesse visto nessuno, e detti tre colpi secchi alla porta.
Nessuna risposta.
Le luci erano accese. Restai lì impalato per almeno altri venti minuti, pronto a scattare verso casa in qualsiasi momento.
D’improvviso, mi decisi ad entrare, anche se ormai le luci si erano spente ed era tutto buio.
Arrivai sotto un balcone imperlato dalla rugiada notturna: riuscivo a intrevedere una sagoma femminile dalle forme aggraziate.
Lei era lì.
Non potevo scorgere il suo volto, poiché l’oscurità era tale da far risaltare solo le sagome illuminate dalla pallida luna.
Mi arrampicai su un albero, e riuscii a malapena ad arrivare sano e salvo sul balcone. Lei era girata verso il bosco che attorniava la casa, dandomi le spalle. Non mi aveva ancora visto, per fortuna. Mi avvinai di soppiatto, per coglierla di sorpresa.
“Buonasera, mia dolce damigella”, le dissi soavemente.
Quando mi vide, lanciò un urlo così forte che probabilmente era riuscita a svegliare tutto il vicinato. Anche io urlai.
“Edward, che ci fate qui?”, mi urlò contro la ragazza con voce gracchiante. Istintivamente mi coprii il viso con le mani.
Al prossimo Martedì!

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