buona sera twilighters!!!
pronti a sognare ad occhi aperti con la fanfiction di Giusy Light & Darkness??
il sogno di Bella che vi proponiamo oggi ha un titolo alquanto enigmatico...l'altra me....per scoprire cosa avrà elaborato nel sonno la mente di Bella correte a leggere!!!e a presto con altre news!
L'ALTRA ME
Spensi il pick-up. Mi girai per vedere dove mi trovavo.
Già arrivata a scuola? Strano, dovevo essere ancora mezza addormentata.
Il parcheggio era pieno di auto e studenti che si affrettavano ad entrare. Forse era tardi, non avevo l’orologio per controllare. Meglio sbrigarsi.
Stavo per aprire lo sportello, quando vidi Edward arrivare con la sua Volvo e c’era qualcuno con lui in macchina, magari era Alice.
Volevo scendere per raggiungerli.
Qualcosa però non andava. La portiera non si apriva.
Cercai di forzarla, come meglio potevo, ma nulla. Con i finestrini alzati cominciavo quasi a soffocare. Provai ad abbassarli, per aprire lo sportello da fuori, ma non ne volevano sapere. Da entrambi i lati tutto bloccato.
‘E che faccio adesso?’
Cominciai a sbattere i pugni contro il vetro.
Qualcuno mi avrebbe sentito. Avrei attirato di certo l’attenzione sbracciandomi come una pazza nell’abitacolo del pick-up. Ma ormai gli studenti erano quasi tutti entrati nella scuola.
“Edward! Edward!” almeno lui doveva accorgersi di me.
Era appena sceso dall’auto e stava andando ad aprire la portiera del passeggero.
Quella che mi era sembrata Alice, non era lei. Di certo i capelli non le erano cresciuti tutti in una notte fin quasi alla vita.
Non era Alice. Ma chi…
‘Oddio’ la sorpresa quasi mi lasciò senza fiato.
Ero io! O meglio, qualcuno che mi somigliava in maniera spaventosa, che aveva preso i miei vestiti e si spacciava per me. Possibile che Edward non si fosse accorto dell’inganno?!
“Edward! Edward! Sono io! Sono Bella, sono qui!” urlavo più che potevo, agitando le braccia.
“Edward! Non stare con lei!”. Tutto inutile, ormai erano entrati.
Dovevo raggiungerli, ma come?
Se non potevo farlo a piedi, allora gli sarei andata dietro col pick-up stesso!
Girai la chiave per mettere in moto. Sfondare il muro di un edificio scolastico con l’auto sarebbe stato un po’ troppo teatrale per i miei gusti, ma quella era una situazione d’emergenza. Dovevo salvare Edward. Il pick-up non ne sarebbe uscito incolume, ma pazienza!
Allora, via!
L’eccitazione per la soluzione appena trovata finì subito. Il motore era morto, defunto.
Giravo la chiave. Niente.
‘Ma certo! La chiave!’
Avevo in mano l’unica cosa che mi serviva. Mi girai verso la portiera a sinistra e vidi una serratura.
Era sempre stata lì? Strano, non l’avevo notata mai prima.
“Evviva!”. Si aprì subito.
Scesi giù più in fretta possibile e corsi verso l’ingresso della scuola.
Adesso dovevo cercarli.
Pensai a quale lezione ci fosse in quel momento, però ero disorientata, non riuscivo nemmeno a capire che giorno fosse. Ormai agitazione e panico avevano preso il sopravvento.
Un suono mi salvò. Era la campanella del pranzo. ‘Certo! Adesso sono a mensa!’.
Attraversai il lungo corridoio correndo a perdifiato. Quasi andai a sbattere contro la porta che si apriva sulla sala grande. La spalancai forte e un boato echeggiò.
Individuai subito il solito tavolo a cui Edward e i suoi fratelli sedevano, erano tutti lì e c’era anche lei, l’impostora.
Ero davvero arrabbiata. Ad ogni passo ora sbattevo i piedi per terra e quasi mi sembrava di far tremare tavoli e sedie intorno.
Quindi con avanzare deciso gli fui vicino. Sembrava non si accorgessero di me.
“Ehi tu!” urlai alla mia brutta copia, mettendole una mano sulla spalla e facendola girare verso di me, per guardarla in faccia.
Ero io, ma non esattamente.
I vestiti, i capelli, il naso e gli occhi marroni…sì erano i miei, ma non il resto. La forma del viso e delle labbra, il taglio degli occhi…erano diversi.
Strano, mi somigliava moltissimo, ma non ero io.
Ero sconcertata. Com’era possibile?
Proprio Edward si alzò e avvicinandosi disse: “E tu chi sei?”, la fronte corrucciata, lo sguardo sospettoso.
“Ma sono io Edward, sono Bella” stavo per piangere, lo sentivo. Ero già preda della disperazione.
“Non mi riconosci? Non mi riconoscete?” e girandomi come per farmi vedere meglio, mi rivolsi a tutti loro.
Allora Edward fece qualcosa che non mi aspettavo: come se fosse dietro la sua schiena, tirò fuori uno specchio e me lo porse. Voleva che guardassi il mio riflesso.
Chissà perché, ebbi paura che specchiandomi non avrei visto nulla, ma fu solo per una frazione di secondo. Decisa, presi lo specchio e mi guardai.
Impressionante.
La pelle era chiara, color avorio, luminosa, le labbra piene a cuore e ancora più sorprendenti erano gli occhi: ambrati, dorati, erano come gli occhi di ognuno dei Cullen, come quelli di Edward.
“Io…” non riuscivo ad articolare un discorso sensato. “Sono io”.
“Dimostralo!” disse infine Edward incrociando le braccia.
Dimostrarlo? E che potevo fare?
Cominciai a pensar a qualcosa che mi distinguesse inequivocabilmente dagli altri, che potesse smascherare la falsa me.
Prima che mi venisse in mente qualcosa, Edward mi anticipò. “Guarda. Lei inciampa. E’ lei Bella!”.
Chiaro. L’imbranata, sfortunata e impacciata Bella.
L’altra me fece un paio di passi davanti a loro, camminando goffamente e infine pestandosi da sola i piedi.
“Ma so farlo anch’io!” mi affrettai a dire e subito mi esibì allo stesso modo. Però nel tentativo di inciampare feci un delicato inchino e incrociando le gambe, venne fuori un’elegante giravolta.
“Visto?” cercai di essere convincente, dovevo invece apparire piuttosto sciocca.
“Mmm…ci hai provato” fu Alice a parlare dopo qualche istante.
“Andiamo via” disse Edward e mettendo una mano sulla spalla della sua nuova Bella umana se ne andava con gli altri.
Si allontanavano e la mensa era già deserta.
“Aspettate! Aspettate! Guardate ancora! Posso fare meglio!” e gridandogli dietro, continuavo con vani tentativi di cadere per terra, ma l’unico risultato erano piroette e passi di danza.
“Un momento!” e correvo. “Aspettate!”
“Sì Bella, ti aspettiamo, ma sbrigati. Tra poco inizia biologia”.
“Eh?”. Che mi importava della lezione successiva in quel momento?
“Ma hai dormito stanotte? Non hai un bell’aspetto”. Una voce amica. Angela?
Aprì gli occhi. Ero davvero a mensa.
“Come…” avevo la voce impastata dal sonno.
“Pronto? Base Terra chiama Arizona, rispondete!”. Mike, il solito scemo.
“Oddio, mi sono addormentata qui” ero imbarazzata.
“Non sapevo parlassi nel sonno”. Mike mi guardava, la testa inclinata, lo sguardo malizioso.
Aaahhh! No!
“Cosa ho detto?” chiesi terrorizzata, rossa di vergogna. E se avessi svelato il segreto di Edward?
“Niente di che, ripetevi solo ‘Sono io! Sono Bella!’” disse Angela, quasi a rassicurarmi.
“Come se potessi essere qualcun altro?! Ah, ah!”. Sì, ora Mike mi stava prendendo in giro.
“Già, eh eh, come potrei mai non essere Bella?
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